Gina Shaffer è madre di un bambino che ha subito un’operazione per rimuovere un tumore maligno al cervello e ha sviluppato successivamente la sindrome da fossa posteriore, una condizione che spesso si manifesta dopo l'intervento al cervelletto. Il bambino è arrivato ad ALYN per una riabilitazione molto complessa, incapace di parlare, deglutire e muoversi.
Questa è la sua testimonianza.
“Per il terzo anno consecutivo mio marito, Binyamin, ha preso parte all'escursione di beneficenza Heels of Love allo scopo di raccogliere fondi per ALYN dal 28 febbraio al 4 marzo in Israele. Perché lo ha fatto? Non siamo una famiglia di escursionisti e dormire per terra nel deserto alla fine dell'inverno non è esattamente quello che lui sceglierebbe per divertirsi.
Eppure, sentiva di doverlo fare per la cura che ALYN ha avuto nei confronti di nostro figlio. Quando il bambino è arrivato per la prima volta ad ALYN, aveva bisogno di essere trasportato regolarmente all'ospedale Hadassah per cure critiche contro il cancro e tornare per la riabilitazione. ALYN gli ha fornito una sedia a rotelle speciale adattata al suo corpo e ha potuto ricevere contemporaneamente sia le cure contro il cancro, sia la riabilitazione, cosa che spesso non è possibile in molti ospedali in tutto il mondo.
Tutti in ALYN hanno lavorato insieme affinché nostro figlio potesse tornare a casa da noi il prima possibile. I primi sei mesi di cura sono stati in regime di ricovero e per i due anni successivi ha continuato a ricevere un intenso regime di terapia occupazionale e fisica, comprendente anche sessioni di logoterapia e idroterapia. Ha potuto praticare musica, giardinaggio, arti marziali e terapie assistite da animali, tutte attività che sono andate ad integrare le terapie tradizionali e hanno dato supporto emotivo al suo lavoro. Contemporaneamente anche noi genitori abbiamo ricevuto assistenza dagli psicologi di ALYN per riuscire a gestire al meglio questa situazione.
Ancora oggi ogni anno portiamo nostro figlio ad ALYN per valutare i suoi progressi. Riceviamo un rapporto di valutazione completo e suggerimenti per continuare le terapie nella comunità, se necessario.
Il desiderio più grande di nostro figlio era quello di tornare a essere un "ragazzo normale", come ricorda di essere stato prima del cancro e ALYN sta facendo in modo che possa realizzare quel desiderio. Una delle cose che mi ha colpito, dopo aver trascorso un mese nel reparto di neurochirurgia, è che il personale di ALYN ha insistito affinché nostro figlio indossasse proprio gli abiti “normali” ogni giorno. Lui non poteva muoversi, non riusciva a sedersi, ma aveva bisogno di uscire dalla "modalità ospedale" e vestirsi come se dovesse affrontare la vita quotidiana. E avevano ragione: è stata una di quelle attenzioni che hanno aiutato nostro figlio a progredire psicologicamente e fisicamente con la sua riabilitazione. ALYN è molto più delle semplici terapie che forniscono. Il loro atteggiamento e la loro strategia nei confronti della riabilitazione rendono ALYN unico e molto diverso dagli ospedali generali.
Per chi non ha mai visitato ALYN (e spero che nessuno abbia mai bisogno di farlo per esigenze dirette) è difficile comprendere cosa possa fare questa struttura. A ogni bambino, indipendentemente dalla religione, dalla razza o dalla cultura, viene fornita questa cura olistica unica per aiutarlo a riabilitarsi dopo un vero “tsunami personale” che lo costringe ad accettare una nuova realtà.
Sono passati 6 anni. Mio marito ed io sappiamo senza dubbio che nostro figlio oggi è quello che è grazie alle cure terapeutiche fornite dall'ospedale ALYN. E per questo saremo per sempre grati all’Ospedale e a tutto lo staff!”.
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